Stipendio: come calcolare il netto dal lordo (2024)

Come arrivare dall’importo lordo dello stipendio pattuito al netto mensile liquidato in busta paga dal datore di lavoro.

La retribuzione che viene indicata nel contratto di lavoro è solitamente quella lorda.

Cosa significa? Significa che quella è la retribuzione di partenza utile ad arrivare alla retribuzione netta in busta una volta applicate le trattenute per contributi, per le imposte e trattenute varie di altra natura. Approfondiamo.

Se il tuo stipendio lordo mensile è di 1.500 euro (che moltiplicato per un anno sarebbe 21.000 euro), dunque, molto probabilmente ti ritroverai con un netto in busta paga più basso, pari a quasi 1240 euro.

La retribuzione lorda, difatti, è l’importo a cui hai teoricamente diritto sulla base dell’inquadramento contrattuale, e di eventuali ulteriori compensi pattuiti, mentre la retribuzione netta è, in parole semplici, lo stipendio al netto dei contributi e delle tasse, che ti vengono trattenuti ogni mese sul cedolino.

Tanto è più alto lo stipendio, quanto più alta risulterà la differenza tra il lordo e il netto in busta.

Ma procediamo per ordine, e vediamo, per capire a quanto ammonta lostipendio, come calcolare il netto dal lordo.

Indice

Come si calcolano i contributi

In primo luogo, per calcolare correttamente lostipendio netto, bisogna essere in grado di calcolare correttamente i contributi previdenziali Inps trattenuti in busta paga. L’ammontare dell’aliquota, cioè della percentuale calcolata sul reddito imponibile a titolo di contribuzione, varia a seconda dell’inquadramento del lavoratore e del settore a cui appartiene l’azienda. Nella generalità dei casi, comunque, al lavoratore è trattenuto il 9,19% dello stipendio a titolo di contribuzione. La Legge di Bilancio 2023 ha previsto una riduzione di tale percentuale applicando le seguenti riduzioni:

  • per redditi fino a 25.000 euro lorde la percentuale diventerà 6.19% (-3%)
  • per redditi compresi tra i 25.000 ed i 35.000 euro, la riduzione è del 2% portando la trattenuta al 7.19%.

Torna ordinaria al 9.19% per redditi oltre i 35.000 euro l’anno.

Proviamo a fare un esempio:

  • con una retribuzione lorda di euro 1.500 mensili, avremo una trattenuta per contributi INPS di euro 92,85;
  • con una retribuzione lorda di euro 2.000 mensili, avremo una trattenuta per contributi INPS di euro 123,80;
  • con una retribuzione lorda di euro 3.000 mensili, avremo una trattenuta per contributi INPS di euro 185,70;

Oltre aicontributi Inpscosiddetti obbligatori, possono esserci ulteriori trattenute a favore di enti previdenziali: ad esempio, se il lavoratore ha deciso di aderire alla previdenza complementare, oppure se è iscritto a un ente bilaterale o a un fondo particolare.

Come si calcola l’imponibile fiscale

Applicate le trattenute per contributi alla retribuzione lorda previdenziale, si arriva all’imponibile fiscale, cioè all’ammontare dellostipendio da tassare. L’Irpef, cioè l’imposta sul reddito delle persone fisiche, in pratica, va applicata non sullo stipendio lordo, ma sullo stipendio diminuito dei contributi previdenziali, perché questi sono oneri fiscalmente deducibili, che abbassano l’importo del reddito da sottoporre a tassazione.

In base agli esempi precedenti, sottraendo i contributi calcolati sulla retribuzione lorda otterremo l’imponibile fiscale utile al calcolo delle imposte da trattenere.

Come si calcola l’Irpef

Per capire a quanto ammontano le trattenute fiscali in busta paga, bisogna sapercalcolare l’Irpef: si tratta, come appena esposto, dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, che si determina per fasce di reddito, dette scaglioni. Ad ogni scaglione di reddito si applica un’aliquota diversa, cioè una percentuale d’imposta diversa:

  • sino a 15mila euro, l’aliquota è pari al 23%;
  • oltre 15mila e fino a 28mila euro, è pari al 25%;
  • oltre 28mila e fino a 50mila, ammonta al 35%;
  • oltre 50mila è pari al 43%.

L’Irpef si calcola applicando l’aliquota d’impostaalle fasce di reddito: ad esempio, se si possiede un reddito pari a 26mila euro, i primi 15mila euro sono tassati al 23% ed i restanti 11mila sono tassati con l’aliquota della seconda fascia, il 25%; l’imposta ammonta dunque a 6.200 euro.

Oltre all’Irpef devono essere calcolate l’addizionale regionale e comunale all’Irpef: questi tributi hanno un importo differente a seconda di quanto stabilito dalla regione e dal comune di residenza. L’addizionale regionale è calcolata a saldo, nel conguaglio di fine anno, e trattenuta dal datore di lavoro in 11 rate, da gennaio a novembre dell’anno successivo. Lo stesso vale per l’addizionale comunale, per la quale è previsto però un acconto in 9 rate, trattenute da marzo a novembre dell’anno successivo.

Come si calcolano le detrazioni sullo stipendio

Una volta determinato l’importo dell’Irpef lorda, deve essere determinata l’Irpef netta trattenuta in busta paga sottraendo la detrazione per reddito di lavoro dipendente, che spetta se ilreddito complessivonon supera50mila euronell’anno di riferimento.

La detrazione non è uguale per tutti i lavoratori, ma il calcolo differisce a seconda dellafascia di redditodi appartenenza.

Per i lavoratori dipendenti esiste, in particolare, la cosiddettano tax area: si tratta di una fascia di reddito al di sotto della quale l’importo della detrazione supera l’importo dell’imposta sul reddito. La no tax area è pari a8.173 euro circaannui per tutti i lavoratori subordinati.

Con tale reddito, infatti, le imposte calcolate (1.880 euro) sono abbattute totalmente dalle detrazioni di imposta (1.880 euro)

In ogni caso, la detrazione spettante va rapportata aigiornilavorati nell’anno enon è cumulabilecon le altre detrazioni sui redditi (da pensione, da lavoro autonomo, da impresa minore).

Per tutti i lavoratori subordinati, le detrazioni per reddito di lavoro dipendente sono pari a:

  • per i redditi fino a 15.000 euro la detrazione spettante è pari a 1.880 euro;
  • reddito complessivo compreso tra 15.000 e 28.000 euro si deve applicare la seguente formula: 1910+(1190*(28000-reddito complessivo) / (28000-15000);
  • per reddito complessivo compreso tra 28.000 e 50.000 euro si deve applicare la seguente formula: 1910*((50000- reddito complessivo) / (50000-28000);

Oltre 50.000 euro di reddito, come osservato, non è prevista nessuna detrazione.

Per i redditi compresi tra i 25.000 ed i 35.000 euro l’anno, è prevista anche un’ulteriore detrazione di euro 65,00.

La detrazione, come abbiamo detto, deve essere rapportata ai giorni di lavoro nell’anno: ad esempio, se i giorni di lavoro sono pari a 280, si deve dividere la detrazione spettante per 365 e la si deve moltiplicare per 280.

In ogni caso la detrazione sulla fascia di reddito minima non può essere inferiore a 690 euro o, per i rapporti di lavoro a tempo determinato (fra cui sono compresi anche i periodi di inattività per i quali si percepiscono i trattamenti a sostegno del reddito erogati dall’Inps), a 1.380 euro, a prescindere dal periodo di lavoro.

Sono assimilati, ai fini della detrazione, ai redditi da lavoro dipendente i seguenti redditi:

  • redditi da collaborazione (co.co.co. e vecchi co.co.pro e mini coco.co.);
  • compensi corrisposti a soci di cooperative;
  • borse di studio;
  • compensi corrisposti da terzi;
  • compensi a soggetti impegnati in lavori socialmente utili;
  • rendite vitalizie e a tempo determinato;
  • capitali e rendite da fondi pensione;
  • remunerazione dei sacerdoti.

Come si calcola lo stipendio dal lordo al netto

Vediamo ora i passaggi per comprendere quanto vale, alla mano, lo stipendio liquidato dal datore di lavoro.

Mettiamo il caso che, in base all’inquadramento contrattuale, il lavoratore abbia diritto a unostipendio lordopari a 26.000 euro annui. Il lordo mensile si ottiene dividendo la predetta cifra per13(a meno che il contratto collettivo non preveda più mensilità, o particolari compensi aggiuntivi) dunque lostipendio lordomensileammonta a 2.000 euro. Questa cifra, come abbiamo osservato, non deve ingannare, in quanto devono essere trattenuti contributi, l’Irpef e le addizionali regionale e comunale, prima di arrivare al netto nel cedolino.

In primo luogo, bisogna togliere i contributi dallo stipendio: da 26.000 euro annui togliamo, quindi, il 7,19% (vedi sopra perché non è 9.19%), ipotizzando che si tratti dell’aliquota applicata dall’Inps e che non si debbano versare i contributi ad altri enti. Otteniamo un imponibile fiscale annuo pari a 24.130,60 euro (mensile pari a 1.856,20 euro).

Da questa cifra bisogna arrivare all’imposta lorda, applicando le aliquote per scaglioni.

Come abbiamo osservato nel paragrafo dedicato al calcolo dell’imposta, l’Irpef su base annua ammonta, in questo caso, a 3.450 euro (primo scaglione) + 2.282,65 euro (secondo scaglione), quindi a 5.732,65 euro.

Dobbiamo poi applicare ladetrazioneper reddito di lavoro dipendente ed applicheremo la seguente formula:

  • 1910+(1190*(28000-24.130,60) / (28000-15000) =
  • 2.264,20

Abbiamo dunque un’imposta nettaannua pari a 3.468,45 euro.

Dopo aver calcolato l’Irpef, è necessario calcolare l’importo dell’addizionale regionale, secondo le regole previste dalla regione di residenza e l’addizionale comunale, secondo le regole previste dal comune di residenza. Nel nostro caso, ipotizziamo che l’addizionale regionale sia pari all’1,23% del reddito imponibile e ammonti a 296,81 euro annui e la comunale sia pari allo 0,8% e ammonti a 193,04 euro annui.

Il totale delle imposte è dunque pari a 3.958,30 euro.

A questo punto, bisogna togliere dallo stipendio lordo annuo meno i contributi l’importo delle imposte: arriviamo così allostipendio netto annuo, pari a 20.662,15 euro.

Come conoscere lo stipendio netto mensile

Arrivati al netto annuo, è necessario dividere l’ammontare per13, per conoscere lo stipendio netto alla mano: nel caso di specie, il lavoratore percepirà589,40 euro mensili.

Tale valore è indicativo in quanto la mensilità media percepita sarà di valore differente rispetto alle mensilità aggiuntive percepite in corso di anno, il motivo risiede nel fatto che nelle mensilità ordinarie (gennaio – dicembre) sono presenti le detrazioni e nelle mensilità aggiuntive no. La conseguenza sarà che le mensilità aggiuntive saranno inferiori, in termini di netto, rispetto alle mensilità ordinarie.

Questi passaggi sono sufficienti, per il calcolo del reddito netto, nel caso in cui il dipendente non abbiaulteriori detrazioni di cui godere oppure non abbia altri redditi da dichiarare.

Ad ogni modo, questi passaggi fondamentali per giungere dallo stipendio lordo al netto liquidato nel cedolino fanno comprendere molto bene quanto pesino le imposte, anche per i cittadini non aventi un reddito particolarmente alto: è bene, dunque, prima di firmare il contratto di lavoro, comprendere il meccanismo del calcolo delle imposte ed il funzionamento delle detrazioni che trasformeranno il lordo in netto.

Il trattamento integrativo

A conclusione dei discorsi fatti ed in aggiunta ai valori netti calcolati, possiamo parlare del trattamento integrativo, che dal 2020 ha sostituito il Bonus Renzi. Il Trattamento Integrativo è una somma netta spettante ai lavoratori con un reddito (fiscale) annuo inferiore a 15.000 euro.

Per tali redditi spetterà una somma pari a 1.200 euro corrisposta in rate mensili pari ad euro 100 che impatteranno sul netto e non saranno oggetto di riproporzionamento in base all’orario di lavoro.

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Author: Lilliana Bartoletti

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